Endometriosis: a body and soul disease

Endometriosis: a body and soul disease

Tito Silvio Patrelli – Orcid

Editor – in – chief LRIOG
Villa Berica Nursing Home
GHC Group
Eugin Clinic
Woman Clinic, Vicenza

direttore@lriog.it


DOI: 10.53146/lriog1202141

 

The topic of this issue of the Journal, endometriosis, will be addressed according to the specific clinical-therapeutic complexity of the disease. A morbid condition that certainly subverts the anatomy of the pelvis, which can present itself with extrapelvic localizations, but which above all hits those affected in their deepest identity: femininity. In fact, endometriosis has a profound impact from a physical and psychological point of view, declining its devastating effects on the individual, relational, social, sexual and reproductive dimension of the affected women.
When Marcello Ceccaroni, illustrious Guest Editor of this issue, invited me to write the editorial on the track that is its title, he favored the focus of broad, holistic per- spectives in the approach to endometriosis which is really a pathology of the body and soul. Identified a hundred years ago, endometriosis is still the subject of intense research to define its perimeters, to improve the diagnostic process which still has an average of 7-10 years from the onset of symptoms and to uniquely define the timing and methods of treatment.
So endometriosis is still a great open question. Which concerns 10% of the female population of childbearing age, who goes to the Gynecologist for pelvic pain, dyspareunia, dysmenorrhea, etc., even without pathognomonic adnexal lesions, conducting their own frantic search for a diagnosis, while the disease continues to work subtly. This translates into a cyclical limitation of sociability, of social life and in perspective, in the hypo / infertility that will further mark the personality of the young woman who has been living for years with pain and with her dimension of illness often neglected or even worse, trivialized.
That’s why it seemed particularly interesting to us, to offer our Reader a corpus of very practical information on the diagnosis and treatment of endometriosis. We think that having a 360-degree view of the disease, of the diagnostic possibilities, of the consequent treatments, from the perspective of professionals, who largely work in the most important reference center in Europe for the treatment of endometriosis, can favor the Gynecologist in defining its own Patients management flow chart. Obviously, we do not claim to have dealt with the subject in every detail. Surely, for example, it will be useful to re-check the aspect of fertility in women with endometriosis and the strategies to optimize the search for a pregnancy, or the dietary aspects in the course of endometriotic disease, or the psychological aspects. In the meantime, we have drawn up a high-level post-it that can be useful in evaluating and modulating the approach to these patients. For example, the impulse towards surgery as conservative as possible in women seeking pregnancy may clash with the need for more radical surgery to fully resolve the symptoms, which frequently recur, but necessary to restore adequate psychoemotional balance in these patients who live like a pendulum between frustration and renunciation due to chronic pain and due to the prospect or condition of infertility.
Therefore, endometriosis must always be treated as a pathology in its entirety: from diagnosis to staging, from medical therapy to surgical management of its rarest and most disabling forms such as intestinal, urinary and diaphragmatic tract, with attention to an increasingly minimally invasive approach respectful of the anatomy and innervation of these delicate structures. Furthermore, other multi-disciplinary aspects such as associated pelvic floor dysfunctions and the management of chronic pelvic pain in collaboration with rehabilitators and analgesics should not be neglected. And above all, it is necessary to grasp the limit beyond which the patient must be directed to a reference structure, to solve the problem of the disease or secondary failures, such as infertility. Only this way we will be able to aspire to healing in a holistic sense, with an absolute centralized view of endometriosis as a pathology of body and soul.


Available in LRIOG Nr.3 – 2021

e-ISSN: 1824-0283


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Iterum rudit leo

Illustri Colleghe e Colleghi,

benvenuti!

Inizia un’avventura editoriale che affonda le proprie radici in un passato glorioso ed ha lo sguardo proteso verso il futuro. La Rivista Italiana di Ostetricia e Ginecologia, che da questo numero zero si arricchisce di una ulteriore qualificazione ovvero di Trimestrale di informazione scientifica sulla Medicina di Genere e sulla Riproduzione Umana, torna ad essere pubblicata con la ferma intenzione di essere il periodico di riferimento per i Ginecologi italiani che rivive grazie all’impegno plurale di tutti noi.

Non l’ennesima pubblicazione scientifica fatta per soddisfare l’ego di qualcuno, né il giornale che deve essere pubblicato per necessità varie. Una Rivista con la sua dignità e con il suo prestigio, in lingua italiana perché sia fruibile in maniera rapida e perché sia memoria costante della grande tradizione medica italiana. Una Rivista con il suo taglio, con approfondimenti di carattere clinico e di risvolto pratico. Una Rivista che abbia la propulsione di opinion leader della ginecologia italiana, ma che magicamente sia gestita nella frugalità di un esercizio privo di orpelli particolari e che abbia un unico costante interesse: l’informazione scientifica del Ginecologo. Una Rivista che riesca a compendiare le esigenze del Ginecologo ambulatoriale con quelle di chi lavora in strutture ospedaliere od universitarie. Una Rivista che coinvolga giovani Colleghi desiderosi di condividere la propria esperienza clinica e di ricerca con dei senior dai quali possano mutuare capacità per arricchire incessantemente il proprio bagaglio professionale.

Sicuramente una scommessa. Sicuramente un impegno. Ma con tutto l’orgoglio e la soddisfazione di far rivivere una realtà editoriale che dal ‘900 e fino al 2015, seppur discontinuamente, è stata una autorevole voce della Ginecologia italiana. Assolutamente consapevoli di come il codice comunicativo del mondo scientifico e non solo, paradossalmente, abbia visto una rivoluzione assoluta di maggior impatto nei pochi anni che ci separano dall’ultimo numero della Rivista, piuttosto che nei lunghi decenni in cui essa ha rappresentato un autorevole punto di riferimento per la ginecologia italiana, ci affacciamo a questa sfida completamente preparati, con una Rivista digitale, fruibile, con temi pratici di approfondimento e, perché no, con studi originali di immediata consultazione. Tutto ciò con il dichiarato obiettivo di rendere fruibile al Ginecologo italiano l’aggiornamento e di rinsaldare una ottica di slow medicine declinata al femminile.

Ciascuno di noi è, infatti, consapevole che la Medicina, fin dalle sue origini, ha avuto un’impostazione androcentrica. E’ tutto concordante, nella letteratura medica, con un modello difficile da scardinare ovvero quello del maschio, occidentale, di mezza età. Tutto il sapere, tutta la conoscenza è stata per decenni, per secoli piegata a questo modello. Su questa base, ad esempio, gli studi clinici e farmacologici non hanno quasi mai tenuto conto delle differenze di genere, essendo condotti su soggetti maschi e poi adattati, nei risultati, alla donna. Oggi, per fortuna, si affina sempre più la sensibilità degli addetti ai lavori a considerare l’approccio olistico e genere-specifico alla donna. Non è più ammissibile un comportamento diverso e dobbiamo tutti produrci in uno sforzo anzitutto culturale e poi, ovviamente clinico, in questo senso. Per far ciò in perfetta efficienza è assolutamente mandatorio avere ben presenti le complesse interazioni tra fattori genetici che “programmano” la macchina biologica – in senso maschile o femminile – e fattori epigenetici di natura bio-psico-sociale, responsabili del differente assetto nell’arco del ciclo vitale. Nel loro insieme, tali fattori condizionano la vulnerabilità di genere a sviluppare o meno una determinata patologia, in un certo periodo della vita e con caratteristiche peculiari che si riflettono notevolmente sui percorsi preventivi e assistenziali nei due sessi. Con il concetto di Genere ci si riferisce pertanto ad una complessa interrelazione e integrazione tra il sesso e il comportamento psicologico, nonché culturale dell’individuo, derivanti dalla sua formazione etnica, educativa, sociale e religiosa. Da queste brevi considerazioni è nata l’idea di inserire nell’integrazione al titolo la Medicina di Genere: ciascun Ginecologo, infatti, stia facendo una prestazione ambulatoriale, una prestazione di ginecologia preventiva od un intervento chirurgico non dovrà o non potrà disconoscere o disattendere quella complessa danza tra geni, ormoni ed esperienza il cui risultato è la donna che ha in carico.

Prima di salutare quanti di Voi hanno letto sin qui il mio Editoriale, devo fare alcuni piacevolissimi ringraziamenti. In primis all’Editore dott. Pier Giuseppe Pavani, Beppe, cui mi lega una fraterna amicizia ormai quasi ventennale, che si è sempre generosamente e con slancio speso per questa Rivista e ne costituisce l’anima. Devo ovviamente ringraziare tutto l’Editorial Board, costituito da illustri Colleghi e non solo, che hanno accettato di comprimere ancora un po’ la loro vita privata per inserire questa ulteriore iniziativa. Loro costituiscono il cervello pensante e la miniera di esperienza che si mette a disposizione dei Lettori della nostra Rivista: grazie infinitamente. Nell’ambito del Comitato Editoriale tre giovani Colleghi Nicoletta, Davide e Filippo faranno da trait d’union tra tutti, costituendo la Segreteria Scientifica della Rivista. A loro il ringraziamento per le notti di veglia che vivranno. Riservo per me un altro minuto della Vostra pazienza per ringraziare una Collega che stimo e rispetto e che ha saputo sorprendermi, la Prof.ssa Alessandra Graziottin. Nonostante i mille impegni che contraddistinguono la sua esperienza professionale, ha sposato con tanto entusiasmo e visione lungimirante il nostro progetto, da aver prodotto un primo importante “Occhio clinico” che penso con avidità leggerete a brevissimo.

Ordunque al lavoro, “iterum rudit leo”!

Tito Silvio Patrelli