Greetings from the Editor-in-Chief
Editor-in-Chief LRIOG
GHC Group, Eugin Vicenza
direttore@lriog.it
DOI: 10.53146/lriog120211
Abstract: not available
Available in LRIOG Nr.1 – 2021
e – ISSN: 1824 – 0283
Quarterly magazine: Nr.0 – 2020
e – ISSN: 1824 – 0283
Illustri Colleghe e Colleghi,
benvenuti!
Inizia un’avventura editoriale che affonda le proprie radici in un passato glorioso ed ha lo sguardo proteso verso il futuro. La Rivista Italiana di Ostetricia e Ginecologia, che da questo numero zero si arricchisce di una ulteriore qualificazione ovvero di Trimestrale di informazione scientifica sulla Medicina di Genere e sulla Riproduzione Umana, torna ad essere pubblicata con la ferma intenzione di essere il periodico di riferimento per i Ginecologi italiani che rivive grazie all’impegno plurale di tutti noi.
Non l’ennesima pubblicazione scientifica fatta per soddisfare l’ego di qualcuno, né il giornale che deve essere pubblicato per necessità varie. Una Rivista con la sua dignità e con il suo prestigio, in lingua italiana perché sia fruibile in maniera rapida e perché sia memoria costante della grande tradizione medica italiana. Una Rivista con il suo taglio, con approfondimenti di carattere clinico e di risvolto pratico. Una Rivista che abbia la propulsione di opinion leader della ginecologia italiana, ma che magicamente sia gestita nella frugalità di un esercizio privo di orpelli particolari e che abbia un unico costante interesse: l’informazione scientifica del Ginecologo. Una Rivista che riesca a compendiare le esigenze del Ginecologo ambulatoriale con quelle di chi lavora in strutture ospedaliere od universitarie. Una Rivista che coinvolga giovani Colleghi desiderosi di condividere la propria esperienza clinica e di ricerca con dei senior dai quali possano mutuare capacità per arricchire incessantemente il proprio bagaglio professionale.
Sicuramente una scommessa. Sicuramente un impegno. Ma con tutto l’orgoglio e la soddisfazione di far rivivere una realtà editoriale che dal ‘900 e fino al 2015, seppur discontinuamente, è stata una autorevole voce della Ginecologia italiana. Assolutamente consapevoli di come il codice comunicativo del mondo scientifico e non solo, paradossalmente, abbia visto una rivoluzione assoluta di maggior impatto nei pochi anni che ci separano dall’ultimo numero della Rivista, piuttosto che nei lunghi decenni in cui essa ha rappresentato un autorevole punto di riferimento per la ginecologia italiana, ci affacciamo a questa sfida completamente preparati, con una Rivista digitale, fruibile, con temi pratici di approfondimento e, perché no, con studi originali di immediata consultazione. Tutto ciò con il dichiarato obiettivo di rendere fruibile al Ginecologo italiano l’aggiornamento e di rinsaldare una ottica di slow medicine declinata al femminile.
Ciascuno di noi è, infatti, consapevole che la Medicina, fin dalle sue origini, ha avuto un’impostazione androcentrica. E’ tutto concordante, nella letteratura medica, con un modello difficile da scardinare ovvero quello del maschio, occidentale, di mezza età. Tutto il sapere, tutta la conoscenza è stata per decenni, per secoli piegata a questo modello. Su questa base, ad esempio, gli studi clinici e farmacologici non hanno quasi mai tenuto conto delle differenze di genere, essendo condotti su soggetti maschi e poi adattati, nei risultati, alla donna. Oggi, per fortuna, si affina sempre più la sensibilità degli addetti ai lavori a considerare l’approccio olistico e genere-specifico alla donna. Non è più ammissibile un comportamento diverso e dobbiamo tutti produrci in uno sforzo anzitutto culturale e poi, ovviamente clinico, in questo senso. Per far ciò in perfetta efficienza è assolutamente mandatorio avere ben presenti le complesse interazioni tra fattori genetici che “programmano” la macchina biologica – in senso maschile o femminile – e fattori epigenetici di natura bio-psico-sociale, responsabili del differente assetto nell’arco del ciclo vitale. Nel loro insieme, tali fattori condizionano la vulnerabilità di genere a sviluppare o meno una determinata patologia, in un certo periodo della vita e con caratteristiche peculiari che si riflettono notevolmente sui percorsi preventivi e assistenziali nei due sessi. Con il concetto di Genere ci si riferisce pertanto ad una complessa interrelazione e integrazione tra il sesso e il comportamento psicologico, nonché culturale dell’individuo, derivanti dalla sua formazione etnica, educativa, sociale e religiosa. Da queste brevi considerazioni è nata l’idea di inserire nell’integrazione al titolo la Medicina di Genere: ciascun Ginecologo, infatti, stia facendo una prestazione ambulatoriale, una prestazione di ginecologia preventiva od un intervento chirurgico non dovrà o non potrà disconoscere o disattendere quella complessa danza tra geni, ormoni ed esperienza il cui risultato è la donna che ha in carico.
Prima di salutare quanti di Voi hanno letto sin qui il mio Editoriale, devo fare alcuni piacevolissimi ringraziamenti. In primis all’Editore dott. Pier Giuseppe Pavani, Beppe, cui mi lega una fraterna amicizia ormai quasi ventennale, che si è sempre generosamente e con slancio speso per questa Rivista e ne costituisce l’anima. Devo ovviamente ringraziare tutto l’Editorial Board, costituito da illustri Colleghi e non solo, che hanno accettato di comprimere ancora un po’ la loro vita privata per inserire questa ulteriore iniziativa. Loro costituiscono il cervello pensante e la miniera di esperienza che si mette a disposizione dei Lettori della nostra Rivista: grazie infinitamente. Nell’ambito del Comitato Editoriale tre giovani Colleghi Nicoletta, Davide e Filippo faranno da trait d’union tra tutti, costituendo la Segreteria Scientifica della Rivista. A loro il ringraziamento per le notti di veglia che vivranno. Riservo per me un altro minuto della Vostra pazienza per ringraziare una Collega che stimo e rispetto e che ha saputo sorprendermi, la Prof.ssa Alessandra Graziottin. Nonostante i mille impegni che contraddistinguono la sua esperienza professionale, ha sposato con tanto entusiasmo e visione lungimirante il nostro progetto, da aver prodotto un primo importante “Occhio clinico” che penso con avidità leggerete a brevissimo.
Ordunque al lavoro, “iterum rudit leo”!
Tito Silvio Patrelli